Alla fine, alla Casa Bianca è arrivato anche il momento del caos. Tra guerre intestine, veti incrociati, manovre del Congresso non è un’estate serena per Donald Trump, a partire dal Russiagate. Mentre le autorità continuano a indagare sui rapporti tra Mosca e il Presidente, falliscono i tentativi di Trump di far fare un passo indietro al suo Ministro della giustizia, Jeff Sessions, che resta al suo posto, nonostante quelli che lui stesso definisce i dolorosi attacchi di Trump. Non solo, ieri il Senato ha approvato a maggioranza schiacciante nuove sanzioni contro Nord Corea, Iran e Russia, sanzioni che la Casa Bianca non potrà ribaltare neanche con un veto presidenziale, dato che la nuova norma prevede che ogni decisione che dovesse uscire dallo Studio Ovale per alleggerire l’impianto sanzionatorio contro il Cremlino potrebbe aver bisogno di un vaglio del Congresso. Trump si trova, quindi, con le mani legate in un momento delicatissimo dell’inchiesta sul Russiagate e senza la possibilità di giocare la partita con Putin, anche mettendo in campo le armi diplomatiche di un eventuale ammorbidimento delle sanzioni. Meglio non va quando si guarda ad altre promesse della sua campagna elettorale. Su Obamacare è stallo al Senato e ancora non è chiaro come si potrà impostare una riforma sanitaria in grado di superare quella dell’ex Presidente, pur continuando a garantire una copertura anche per la parte più povera della popolazione. Sui transgender fuori dalle forze armate, dopo gli annunci via Tweet, Trump si è visto smentito dallo Stato maggiore della Difesa che ha precisato che nulla cambierà fintanto che non arriveranno le linee guida precise al Pentagono sulle intenzioni del comandante in capo. Come a dire: un tweet non basta. Senza contare la guerra intestina in Casa Bianca a colpi di insulti volgari e accuse incrociate fra il nuovo vulcanico direttore della comunicazione Anthony Scaramucci, che promette di licenziare chiunque sia sospettato di passare notizie alla stampa, e il capo di gabinetto Reince Priebus, nonché il consigliere Steve Bannon, considerato l’anima nera del trumpismo. L’unica buona notizia per Trump arriva dal bilancio federale approvato dal Congresso, che stanzia 1,6 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine con il Messico, anche se la consolazione è magra dato che, alla fine, più che un muro, sarà una barriera e non saranno i messicani a pagarlo.