Harvey Weinstein resta in clinica. L’ex produttore cinematografico ha deciso di prolungare di un mese la sua permanenza nel centro di riabilitazione dell’Arizona, dove è entrato una settimana fa. Un suo portavoce ha fatto sapere che Weinstein vuole continuare il lavoro avviato con gli psicologi del centro, che sta prendendo sul serio il piano di terapia intensiva messo a punto per lui, un piano basato sul controllo della rabbia, l’atteggiamento verso gli altri e la definizione di confini e un lavoro iniziale sull’empatia. Sul fondatore della Miramax continuano, però, a piovere nuove accuse di molestie sessuali. L’ex attrice Heather Kerr ha svelato di essere stata adescata da lui all’età di vent’anni, in occasione di un appuntamento fissato per discutere della sua nascente carriera, un incontro che la segnò per sempre e che pose fine alla sua carriera. Resta un mistero, invece, il nome della seconda attrice italiana che, dopo Asia Argento, ha sporto denuncia per stupro alla polizia di Los Angeles nei confronti del produttore. Secondo la donna, oggi trentottenne, che ha chiesto l’anonimato, la violenza sarebbe avvenuta nel 2013 in una camera d’albergo, dopo una serata mondana. Questo caso, se confermato da elementi probatori, potrebbe costargli la prigione. A favore delle presunte vittime, infatti, gioca il fattore temporale. Questo episodio è avvenuto meno di dieci anni fa e non ancora soggetto a prescrizione, come potrebbe essere per gli altri. Contro il deposto re di Hollywood puntano il dito anche i suoi ex dipendenti, che in una lettera aperta al New Yorker scrivono: “Tutti noi sapevamo che stavamo lavorando per un uomo con un temperamento infame, ma non di lavorare per un predatore sessuale e seriale”.