I numeri ufficiali dicono che Alexander Lukashenko ha vinto le elezioni in Bielorussia con l' 80% delle preferenze. L'opposizione risponde che questi dati contraddicono la realtà. Il contrasto tra le due posizioni si è materializzato nella notte, quando è scoppiata la protesta. Le forze dell'ordine sono scese in strada per arginare i manifestanti, e ci sono stati scontri, decine di feriti e centinaia di arresti, non soltanto nella capitale Minsk. Se la contestazione è stata dispersa, la rabbia e il malcontento tra la popolazione restano alti. A mettere in dubbio il risultato elettorale ufficiale che le consegna solo il 9% delle preferenze nonostante la sua popolarità, c'è la donna diventata simbolo di questo voto. Svetlana Tsikhanouskaya è entrata in politica soltanto a maggio, dopo l'arresto del marito, rivali di Lukashenko. Accanto a lei, altre due donne con la stessa storia, un marito oppositore minacciato di arresto e un alleato politico in prigione per aver sfidato il leader. In pochi mesi, le tre sono riuscite a portare in piazza 60 mila persone contro un regime al potere da 26 anni. Si tratta di un dissenso che non si era mai visto, nel Paese considerato l'ultima dittatura d'Europa. Lukashenko, al potere dal 1994 quando, a pochi anni dalla caduta dell'Unione sovietica era stato eletto in un voto ritenuto libero. Da allora il Presidente ha dato forma un regime costruito su repressione, controllo dei media e dell'economia, dipendente dal sostegno della Russia, che oggi però pesa al leader. L'alleato Putin mira infatti alla creazione di una sorta di Confederazione con la Bielorussia, che non potrebbe che affievolire il potere del dittatore di Minsk. Non è un caso che Lukashenko guardi da qualche anno all'Europa, nel tentativo di emanciparsi dalla pericolosa dipendenza da Mosca.