L'ultima ondata di violenze che ha investito Tripoli non è solo l'ennesima fiammata di una guerra ininterrotta che dal 2011 - dalla caduta di Gheddafi - incendia la Libia. È il segnale che forse la crisi ha raggiunto un punto di non ritorno e questo tocca direttamente gli interessi italiani. Fin dai primi passi della crisi la Libia si è sostanzialmente divisa in due aree d'influenza, da un lato la Tripolitania, governata da al Serraj; dall'altra la Cirenaica, sotto il tallone di ferro del generale Khalifa Haftar, che gode dell'appoggio - sempre più palese - della Francia. E la Cirenaica è l'area dove risiedono i principali giacimenti petroliferi. Le differenti posizioni di Italia e Francia possono dunque essere l'ulteriore elemento che fa precipitare la crisi, impattando direttamente sugli interessi energetici del nostro paese. In queste ore però rischia di vacillare soprattutto un altro dossier scottante, quello dell'immigrazione che ha proprio nell'accordo col governo al Serraj uno dei pilastri della strategia italiana.