Dopo le dichiarazioni di apertura, da parte di Hamas, per un accordo sul cessate il fuoco dentro Gaza entro la fine dell'anno, Benjamin Netanyahu si sente telefonicamente con Donald Trump per affrontare i due argomenti caldi del medioriente: Gaza e Siria. Una telefonata che arriva poche ore dopo l'annuncio da parte del portavoce di Hamas, Abi Obeyda, della morte di alcuni ostaggi israeliani uccisi, secondo il gruppo palestinese, da bombardamenti intenzionali da parte di Israele. Numerosi gli analisti politici, soprattutto israeliani, che interpretano queste dichiarazioni pubbliche di Hamas come una maniera per mettere pressione ad'Israele ad accettare un cessate il fuoco che vada al di là di quello che sembra essere sul tavolo, al momento da parte israeliana, ossia una pausa temporanea delle ostilità a cambio della Liberazione però solo parziale degli ostaggi più deboli donne, bambini, malati. La striscia di Gaza continua ad essere bombardata. Decine i morti incluso un giornalista al lavoro insieme alla protezione civile di Gaza nell'area centrale dell'enclave palestinese. Bombardamenti israeliani anche sulla Siria, oltre 60 secondo l'osservatorio per i diritti umani siriani, le parole rassicuranti del leader dei ribelli siriani Al-Jolani ossia la promessa di un paese democratico inclusivo non convincono il Ministro della Difesa israeliano Katz che chiede un aumento di budget per continuare le operazioni militari sia aeree che terrestri nella parte siriana delle alture occupate del Golan. Occupate dalla caduta del regime di Assad dalle forze israeliane. Numerose le condanne soprattutto da parte del mondo arabo, ma il governo israeliano sempre più apertamente vede il territorio del Golan come una zona cuscinetto indispensabile per la protezione dello stato d'Israele ed approva all'unanimità il raddoppiamento degli insediamenti israeliani nei territori di confine occupati dal '67.