Supertuesday, in Virginia controllo armi priorità elettori

29 feb 2020
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Christi Dewar e Tom Colson sono due sopravvissuti, due dipendenti pubblici che si trovavano nei loro uffici nel comune di Virginia Beach il 31 maggio del 2019, quando un loro collega, DeWayne Craddock, finito il suo turno di lavoro, andò a prendere in macchina le armi che aveva portato con sé e iniziò a sparare uccidendo 12 persone, tra queste anche Ryan Keith Cox, che è morto salvando la vita a Christi. DeWayne Morì quel giorno freddato dalle forze dell'ordine mentre stava compiendo la sua strage. Non ha lasciato neanche un biglietto, nessuna ragione apparente per il suo gesto che ha marchiato in modo indelebile chi è rimasto. Quello di Virginia beach è stata solo una delle tante, troppe sparatorie che ci sono negli Stati Uniti ogni anno. La media è di circa 400 a livello nazionale. Più di uno al giorno, con 13000 morti solo nel 2019. In Virginia i morti sono circa un migliaio l'anno, più che gli incidenti stradali. Eppure questo è uno stato estremamente permissivo, dove si possono comprare armi senza particolari licenze. D'altronde qui c'è anche il quartier generale della potente lobby delle armi, la National Rifle Association, principale finanziatore del partito repubblicano che si batte perché nulla cambi, come ci spiega uno dei suoi principali attivisti. In realtà già dai tempi del massacro del 2007 al Virginia tech, il politecnico dello stato, qualcosa è cambiato. Lo scorso novembre, poi, per la prima volta, in decenni nelle elezioni locali, sia la Camera che il Senato dello stato hanno conquistato una maggioranza dem, spinta anche dall'indignazione per la strage di Virginia Beach. I controlli sulle armi sono diventati la principali priorità per gli elettori e i gruppi che chiedono più sicurezza e più controlli si sono moltiplicati. Alcuni dei più importanti finanziati anche da Michael Bloomberg. Eppure il pacchetto di normative che proponeva restrizioni severe, sia l'acquisto sia sui tipi di armi in commercio, si è arenato al Senato un paio di settimane fa, dato che alcuni senatori democratici continuano a temere i contraccolpi per una linea troppo dura sull'argomento ancora cosi divisivo, che lo scorso gennaio ha portato in piazza a Richemont ventimila attivisti del secondo emendamento, armati fino ai denti, ma l'impressione è che l'opinione pubblica in questo stato sia orientata ad un cambiamento dopo aver pagato le conseguenze sulla propria pelle.

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