“Un bandito, un vecchio rimbambito, un folle che affama e uccide il suo popolo”. Questo è il livello degli insulti a distanza che si sono scambiati nelle ultime ore il Presidente americano Donald Trump e il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Uno scontro che è fatto non solo di parole, ma anche di azioni, con gli Stati Uniti che portano avanti sanzioni commerciali unilaterali contro Pyongyang e la Nord Corea che minaccia di condurre un test di una bomba ad idrogeno nel Pacifico, con le radiazioni che potrebbero arrivare al Giappone e all’Isola di Guam, che ospita la principale base statunitense in quell’area. Una tensione che si alza mentre la comunità internazionale prova a mediare, dalla Cancelleria tedesca Angela Merkel, che sottolinea che, anche se i test atomici nordcoreani preoccupano tutti, l’unica soluzione è quella diplomatica, perché tutto il resto sarebbe una sciagura, alla Cina, che invita all’autocontrollo, criticando le sanzioni unilaterali e continuando a promuovere il piano sviluppato con Mosca per una de-escalation che preveda un congelamento delle minacce e delle esercitazioni militari da entrambe le parti. Fino alla Russia: il Ministro degli esteri Sergej Lavrov ha dato ampio spazio alla questione nella sua conferenza stampa alle Nazioni unite, definendo dannoso e inaccettabile il confronto in corso. “Non siamo bambini dell’asilo e con la Cina lavoreremo per un approccio non emozionale su Pyongyang, anche perché – secondo Mosca – l’isteria militare attorno alla questione nordcoreana può portare non solo a una impasse, ma a un vero e proprio disastro”, ha precisato Lavrov, intimando di calmarsi a quelli che lui ha definito le teste calde.