Nei sondaggi nazionali è un testa a testa conclamato. Nelle simulazioni basate sulle medie statali, nessuno dei due sfidanti in questo momento può contare sui necessari 270 grandi elettori: lei ne avrebbe 216, lui 165. 158 sarebbero ancora in gioco. Se il New York Times consegna alla democratica l’85 per cento di chance di vittoria, l’atmosfera nel paese è, però, sospesa e l’impressione è che tutto sia ancora in gioco. Così per i candidati gli ultimi giorni di campagna elettorale sono un tour de force di comizi, lei sostenuta dal suo esercito di aiutanti, lui quasi sempre in solitaria o con la presentazione di Melania, sotto i riflettori per possibili lavori negli USA quando ancora non aveva i visti necessari, accuse negate e rigettate dalla campagna del repubblicano, che da parte sua sembra aver siglato un armistizio con il partito e invita ora al voto anche per Capitol Hill, perché ora è il momento di giocarsi il tutto per tutto, a partire dalla Florida, tra accuse reciproche e un invito comune: andate a votare. “La leadership politica al Dipartimento di giustizia sta cercando in tutti i modi di proteggere e difendere Hillary Clinton”. “Amici miei, che state qui sotto la pioggia, inutile perdere tempo a parlare contro Donald Trump, però vorrei ricordarvi questo: io voglio essere la Presidente di tutti, di ogni americano, per chi mi ha votato, per chi non mi ha votato, per chi è d’accordo con me e anche per chi non è d’accordo con me”. A fare da cornice le cyber tensioni tra Mosca e Washington. Secondo la NBC, hacker del Pentagono sarebbero penetrati nella rete russa elettrica e di TLC, pronti a reagire a qualsiasi attacco durante il giorno del voto. Uno scoop che provoca la reazione ufficiale del Cremlino: “Vogliamo una smentita da parte della Casa Bianca, altrimenti gli Stati Uniti ammetteranno di essere autori di cyber-terrorismo di Stato”.