Trump, ancora critiche per nomine in sua amministrazione

14 gen 2017
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Il futuro sorride a denti stretti, mentre il passato, quando pensa a chi tra pochissimo siederà al suo posto, si commuove palesemente. Sono pochi, ormai, i giorni che separano Donald Trump dallo Studio Ovale, ma è certo che l’accoglienza che gli verrà riservata il prossimo 20 gennaio sarà diversa rispetto a quella tributata a Barack Obama in entrambi i suoi mandati. Le immagini che arrivano da Washington testimoniano solo l’ennesima protesta per le elezioni del Tycoon americano. A guidarla è il reverendo Al Sharpton, che ha tuonato contro una delle nomine più controverse dell’Amministrazione Trump, quella a ministro della giustizia di Jeff Sessions, senatore repubblicano ultraconservatore, accusato a più riprese di razzismo. Il giorno del suo insediamento, Trump ad aspettarlo troverà altre proteste che dovrebbero portare in piazza anche un milione di donne, star di Hollywood comprese, scandalizzate dall’atteggiamento nei confronti delle stesse che il Presidente eletto ha spesso palesato. Un atteggiamento considerato offensivo che Trump non è riuscito a tenere a bada neanche contro quello che viene considerato come un paladino dei diritti civili, visto che ha sferzato con l’aggettivo “triste” il deputato afro-americano John Lewis, il quale ha annunciato il boicottaggio delle cerimonie di insediamento. “Pensi al suo collegio elettorale infestato di criminali, invece di lamentarsi falsamente del risultato del voto” ha twittato Trump all’eroe nero che nel 1965, sul ponte di Selma, sfidò la polizia armata nella più famosa marcia non violenta nella storia degli Stati Uniti. Un cinguettio nel fine settimana della festa che celebra Martin Luther King che ha scatenato sconcerto, ma soprattutto ira, non solo tra i democratici. Anche molti repubblicani si sono spinti a dire che mentre Trump evadeva la leva, Louis rischiava la vita per l’uguaglianza in America, osservando, poi, come l’ennesima gaffe la dica lunga sul fatto che Trump tratti Putin con più rispetto di quanto faccia con John Lewis. Forse per questo Obama, nel suo ultimo discorso di sabato, ha lanciato un appello forte all’America: “Non date la democrazia per scontata. Bisogna vigilare. Dobbiamo essere guardiani”.

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