Nessun dubbio, nessuna incertezza: barra dritta al centro. The Donald non batte un ciglio di fronte al collasso dei mercati internazionali e rilancia la sua politica sui dazi. Così usa la sua piattaforma preferita, Truth, e come al solito spara ad alzo 0. Questa è una rivoluzione, dice. Vinceremo, resistete, non sarà facile, ma il risultato finale sarà storico. Certo, l'impressione che attorno lo circondino solo macerie non sembra turbarlo perché, ribadisce, le sue politiche economiche stanno riportando posti di lavoro e aziende come mai prima. Di fronte alle prime reazioni e i controdazi al 34% da parte di Pechino the Donald si mostra quasi irridente. La Cina, scrive, è stata colpita molto più duramente degli Stati Uniti e neanche di poco. D'altronde, spiega il presidente, l'ex Celeste Impero è tra i paesi che ci hanno trattato in modo insostenibile. Solo i deboli falliranno, è infine la chiosa del ragionamento trumpiano. Sarà. Per ora i mercati non sembrano credere alle sue parole, sebbene lo stesso presidente abbia spiegato più volte, che la sua politica avrebbe certamente avuto delle ripercussioni, almeno all'inizio, e che il risultato si vedrà sul lungo periodo. Forse l'aspetto più preoccupante è che neanche chi dovrebbe, se non altro perché fa parte dell'inner circle, sembra prestare fede alle sue parole, se è vero come sembra che il segretario al Tesoro, Scott Bessent, starebbe pensando a una via di fuga, preoccupato che la sua reputazione di uomo d'affari ne esca irrimediabilmente compromessa dopo lo tsunami che si è appena abbattuto sui mercati. Come se non bastasse, l'opposizione affina le armi con una imponente serie di manifestazioni in tutti gli Stati. L'obiettivo è raggiungere almeno 500.000 partecipanti a quella che si preannuncia come una delle più pesanti proteste contro The Donald e la sua politica. .