Mentre la California sta facendo fronte alle più gravi inondazioni da decenni e negli Stati del sud la neve è andata a poggiarsi sulle palme con temperature fino a 30 gradi sotto la media stagionale, Donald Trump fa un primo piccolo passo per rivedere quello che era stato il primo grande annuncio di politica internazionale del suo mandato: il ritiro degli Stati Uniti dagli accordi sul clima di Parigi, che, secondo il Presidente, se portati avanti, sarebbero costati agli USA 6,5 milioni di posti di lavoro e 3 milioni di dollari di PIL. Nelle ultime ore, però, dopo che anche il suo provvedimento per incentivare la produzione di carbone e salvare le centrali nucleari è stato bocciato proprio per ragioni ambientali dall’Authority nazionale dell’energia, Trump si è ritrovato sempre più solo sul clima e ieri ha aperto alla possibilità di rientrare nell’intesa di Parigi pur ammettendo che sarebbero necessarie delle modifiche perché, così com’è, spiegano alla Casa Bianca, è molto penalizzante e minerebbe la competitività americana. Bisognerà aspettare a questo punto per vedere se alle dichiarazioni più concilianti seguiranno i fatti, mentre gli Stati e le città più in prima linea sul fronte della lotta contro i cambiamenti climatici corrono ai ripari autonomamente come New York con il sindaco Bill de Blasio che sembra intenzionato, in questo suo secondo mandato, a fare dell’ambiente una delle sue crociate. Infatti, non solo secondo un copione già tracciato da Oakland e San Francisco farà causa alle grandi compagnie petrolifere proprio per il loro contributo con i prodotti inquinanti al cambiamento climatico, ma ha anche annunciato che disinvestirà 5 miliardi dell’imponente fondo pensione dei suoi dipendenti dai combustibili fossili. In fondo, come sembra aver capito anche Trump, la battaglia per la Casa Bianca nel 2020 si giocherà inevitabilmente anche sul clima.