Per la giustizia americana, il sogno dei Dreamer, le 800.000 persone giunte negli Stati Uniti da bambini con genitori immigrati illegali, può continuare a vivere, almeno per ora. Il giudice distrettuale, William Alsup, ha accolto la richiesta di fermare l’ordine del Presidente Donald Trump, che puntava a chiudere il programma entro il prossimo 5 marzo, almeno fino a quando le varie cause avviate non saranno risolte. Il cosiddetto “DACA” (Deferred Action for Childhood Arrivals), spauracchio dell’attuale Amministrazione, è un programma fortemente voluto e implementato quando l’inquilino della Casa Bianca era Barack Obama. Trump ha abrogato il piano di tutele in vigore dal 2012 e ha concesso al Congresso sei mesi di tempo per trovare una soluzione legislativa per gli 800.000 sognatori coinvolti. Il DACA prevede permessi biennali e, qualora scadano entro il termine del prossimo 5 marzo, saranno rinnovabili un’ultima volta entro il 5 ottobre, mentre non saranno accettate nuove domande di legalizzazione. Secondo il New York Times, la cancellazione del programma potrebbe avere ripercussioni economiche pesanti per il Paese, come la perdita in dieci anni di 460,3 miliardi di PIL e di 24,6 miliardi di dollari in contributi per la Social Security e il Medicare, calcoli già effettuati anche dai circa 400 top manager della Silicon Valley che, capitanati da “mister Facebook”, Mark Zuckerberg, erano insorti nei mesi scorsi non solo per ragioni economiche, ma anche perché portatori di una visione del mondo differente. Per Zuckerberg si era addirittura vociferato di una possibile candidatura nelle fila dei democratici.