I convogli americani che lasciano questa parte della Siria sono forse il simbolo più emblematico del via libera della Casa Bianca a Recep Tayyip Erdogan. Di certo lo è per i curdi che abitano nell'area, da sempre nel mirino di Ankara, pronta ora a scatenare l'offensiva. Un popolo, quello curdo, usato prima per sconfiggere lo Stato islamico quand'era al massimo della sua espansione e del suo potere militare ed ora abbandonato al suo destino di fronte alle truppe del Presidente turco, impaziente di sferrare l'attacco reso possibile dal consenso di Donald Trump. Come pretesto per giustificare l'offensiva e l'avvallo della Casa Bianca, Erdogan usa quello della lotta al terrorismo, affermando di voler trasferire in modo rapido i terroristi dell'Isis detenuti dagli americani in territorio curdo e di voler ripulire dagli stessi il confine siriano. L'accelerazione turca è arrivata però solo dopo una telefonata tra lo stesso Presidente turco e quello americano con il primo che ha poi annunciato una sua probabile visita a Washington per fare il punto non solo sulla Siria, ma soprattutto sull'acquisto di una consistente partita di caccia F-35 americani. Erdogan dunque usa la leva economica per sconvolgere una regione ora stabile rendendo la zona di conflitto e guerra permanente, con i curdi che affermano come la sua unica mira sia quella di deportarli dall'area, sottolineando che in realtà qualsiasi attacco turco, ridurrà gli sforzi internazionali per combattere l'Isis.