“Grazie Santità, con questa udienza lei mi ha reso un eroe”. Inizia in Vaticano la giornata romana del Vicepresidente americano Mike Pence. Il dispositivo di sicurezza è quello delle grandi occasioni e il lunghissimo corteo di auto che fanno parte del suo convoglio arriva rapidamente dalla pista di atterraggio di Ciampino fino a San Pietro, dove si svolge quella che per Pence è probabilmente la missione più sentita in Italia. Di origini irlandesi e con la madre cattolica osservante, l'incontro con il Pontefice assume, dunque, per il numero due della Casa Bianca, importanza personale oltre che politica. Tra i temi di discussione con Papa Francesco non può mancare quello dell'annunciato piano di pace in Medio Oriente. Ma Pence probabilmente affronta in Vaticano anche la questione dei diritti umani e della Cina alla luce dell'accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi firmato dalla Santa Sede con il Governo di Pechino. “Le porto i saluti più cordiali del Presidente Donald Trump” afferma, quindi, Pence rivolgendosi al Pontefice e salutando con un “Dio la benedica” prima di lasciare il Vaticano per iniziare la bilaterale con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. “Grazie per la forte leadership” dice a Mattarella ad inizio incontro, per poi soffermarsi sui dossier internazionali più importanti, a cominciare da quello libico, per il quale, secondo il Presidente italiano, è necessario impegnare il prestigio politico statunitense per la costruzione della pace perché c'è un rischio elevato di frantumazione della Libia e di destabilizzazione dell'intera area del Maghreb. Poi arriva l'incontro con il premier Giuseppe Conte. Sul tavolo il dossier Iraq e Afghanistan, Iran e stretto di Hormuz, ma sempre passando per la Libia. L'Italia vorrebbe che venisse consolidata rapidamente la tregua siglata a Berlino, preludio del cessate il fuoco necessario per stabilizzare la regione. Ma anche i temi commerciali sono scottanti, dai dazi ai rapporti Roma-Pechino, che Washington considera troppo stretti, alla web tax. Il tutto nel nome di quell'alleanza atlantica che Mattarella ha chiarito a Pence di considerare non solo uno strumento militare, ma anche una comunità di valori.