È un cambio di strategia drastico, che non fa presagire nulla di buono, come benzina su un fuoco pronto ad esplodere. L'Europa è sull'orlo di una guerra in casa. Non bastavano i 130mila soldati russi schierati a tenaglia attorno all'Ucraina. Di fronte al rifiuto di Putin a ritirarli, la NATO ha deciso di rispondere con la stessa moneta. Il Pentagono ha messo l'esercito americano in stato di massima allerta, "combat-ready", che vuol dire pronto a partire in qualunque momento, se la Russia dovesse invadere l'ex repubblica sovietica. 8.500 militari sono stati messi a disposizione del Comando dell'Alleanza, cui spetta la decisione di attivarli e dispiegarli sul fronte orientale: i Paesi del Baltico, ma anche Romania, Bulgaria e Polonia. Dallo scorso fine settimana è cominciato l'avvicinamento al teatro delle operazioni: un ponte aereo sta trasportando armamenti, gli squadroni di F-16 ed F-35 si stanno riposizionando, navi da guerra sono dirette verso il Mar Nero. Sembra di essere tornati indietro di un secolo. Anche se l'Ucraina non è un membro NATO, in una videoconferenza nel pomeriggio i Paesi dell'Alleanza e le massime autorità dell'Unione Europea hanno condiviso l'obiettivo di difenderla da un'eventuale aggressione. Appena pochi giorni fa, il faccia a faccia tra il Segretario di Stato americano e il Ministro degli Esteri russo sembrava promettente per il dialogo. Oggi il fronteggiarsi di due eserciti a pochi metri di distanza, aumenta grandemente le probabilità di conflitto e diminuisce desolatamente quelle della diplomazia. Il Cremlino accusa la NATO di aver innalzato la tensione. Washington, Londra e Berlino riducono il personale non essenziale delle ambasciate a Kiev. L'intelligente americana non ha chiaro se o cosa Putin abbia deciso di fare: ma sa che potrà farlo in qualunque momento. I nervi sono a fior di pelle anche per un uomo dell'esperienza di Biden, che infatti, quando un giornalista della TV conservatrice Fox, gli fa una domanda sull'inflazione galoppante, perde le staffe in diretta televisiva.