L'Europa si muove verso l'introduzione di un salario minimo in tutti i Paesi dell'Unione. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i cosiddetti "working poors" i lavoratori che pur essendo impiegati, di fatto, a tempo pieno non hanno condizioni salariali adeguate per avere un degno livello di vita. E molto spesso i Governi non sono stati in grado di imporre delle regole di impiego ai datori di lavoro. Per questo la riunione dei Ministri del Lavoro europei ha dato via libera all'avvio di negoziati per stabilire un salario minimo europeo sotto il quale è vietato scendere. "Non possiamo accettare che persone che mettono tutta la loro energia per il lavoro non possano permettersi standard dignitosi di vita. Questa legge sarà un grande passo per un'equa retribuzione". Così ha commentato il Ministro del Lavoro sloveno che è il Presidente di turno del Consiglio. Andrea Orlando, Ministro del Lavoro italiano, apprezza la scelta europea come passo in avanti per poter combattere le nuove povertà con un'Unione Europea che lavora finalmente per essere più efficace nelle politiche sociali. E poi aggiunge: "O si definisce una strada per rafforzare la contrattazione attraverso criteri più chiari, per definire la rappresentanza, oppure un'altra strada da prendere seriamente in considerazione è quella del salario minimo". L'Italia quindi sembra intenzionata a proseguire in questa direzione. Il salario minimo, insieme ai provvedimenti già adottati contro il caporalato, esistente anche nelle piattaforme digitali e non solo in agricoltura, potrebbe aiutare a ridurre sensibilmente lo sfruttamento dei lavoratori. Ora inizieranno i negoziati con il Parlamento Europeo che comunque già si è espresso favorevolmente. E poi i singoli Stati dovranno adeguare i loro ordinamenti per istituire, per legge, la nuova misura.