Con l'ultima delle Porte Sante che si apre si chiudono a San Paolo fuori le mura i riti di inizio Giubileo. Quattro basiliche in tutto e un carcere, quello di Rebibbia, che Papa Francesco non esita a far diventare una basilica e nella quale ripete, il 26 dicembre, uno dei concetti a lui più cari e cioè che la speranza è un'ancora a cui rimanere sempre aggrappati. "Complimenti. Siete coraggiosi con la pioggia". Ecco Papa Francesco all'Angelus in una piazza San Pietro affollata e piovosa, instancabile anche nei suoi messaggi che diventano costantemente appelli, gli stessi, ogni volta. "E continuiamo a pregare per la pace in Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Siria, Myanmar, Sudan. La comunità internazionali agisca con fermezza perché nei conflitti sia rispettato il diritto umanitario. Basta colpire i civili. Basta colpire le scuole, gli ospedali. Basta colpire i luoghi di lavoro. Non dimentichiamo che la guerra sempre è una sconfitta. Sempre". Non si arrende il Papa, come ricorda non si arrende e non si ferma mai anche Dio di fronte a questa e a tante altre sfide. Trova mille modi per arrivare a tutti e a ciascuno di noi, là dove ci troviamo, aprendo anche nelle notti più oscure dell'umanità finestre di luce che il buio non può coprire. È una realtà che ci consola, dice Papa Francesco, e che ci dà coraggio specialmente in un tempo come il nostro dove c'è tanto bisogno di luce, di speranza e di pace e dove gli uomini a volte creano situazioni così complicate che sembra impossibile uscirne.