Irma ha iniziato a mordere. La sua, al momento, è una categoria 5, ma secondo gli esperti potrebbe essere l’uragano più potente che si sia mai abbattuto in Florida e in tutti gli Stati Uniti, con venti oltre i trecento chilometri all’ora, che stanno già sferzando i Caraibi. Il percorso di Irma resta ancora un’incognita: dopo le Antille francesi, le Isole Vergini, il Portorico e la Repubblica Dominicana, dovrebbe dirigersi verso le Bahamas, il nord di Cuba e arrivare in Florida domenica, anche se la sua potenza è destinata a calare nelle prossime quarantotto ore. Ma il Governatore della Florida, Rick Scott, invita a non sottovalutare l’emergenza. “Le case possiamo ricostruirle, le vostre vite no”, ha intimato, chiedendo ai suoi cittadini di rispettare gli ordini di evacuazione, che riguardano principalmente le Isole Keys e alcune zone costiere, e ricordando che Irma, al momento, appare più devastante dell’uragano Andrew, che ha messo in ginocchio il Sunshine State venticinque anni fa. Anche il Presidente Trump sta monitorando la situazione di quella che lui stesso ha definito, su Twitter, il maggiore uragano mai registrato nell’Atlantico, nella consapevolezza che non sarà l’ultimo. Secondo la NOAA, l’Agenzia USA per la meteorologia, infatti, questa rischia di essere la stagione delle tempeste più attiva dal 2010, perché non è arrivato il Niño a moderare l’intensità dei vari fenomeni e soprattutto perché l’Atlantico tropicale è sempre più caldo. Non a caso, Irma arriva subito dopo Harvey, che ha colpito duramente il Texas, e già nelle prossime settimane potrebbero arrivare Katia e José a continuare la devastazione rispettivamente nel Golfo del Messico e nei Caraibi.