Ormai il mostro si sta addormentando. Matthew, che ha seminato morte e distruzione dai Caraibi alla costa sudorientale degli Stati Uniti, è stato declassato a categoria 1 su una scala di 5, ma resta un uragano. I suoi venti non superano però più i 100 chilometri all’ora. Certo, rimane comunque la grande paura delle inondazioni, anche mentre prosegue il suo cammino verso Georgia e nord Carolina. Il pericolo non è ancora passato, hanno precisato più volte le autorità locali, e la Casa Bianca, determinata anzitutto a mettere in sicurezza gli abitanti, anche perché in Florida, nonostante gli allerta, nonostante le evacuazioni, si devono contare le vittime. Sei i morti per colpa della furia di Matthew, tra cui una donna che ha avuto un attacco cardiaco in casa, ma non ha ricevuto in tempo i soccorsi a causa della tempesta; una coppia di anziani, rimasti intossicati dal monossido di carbonio sprigionato dal generatore di emergenza che avevano nel rifugio in cui si erano riparati per il passaggio dell’uragano; e poi, almeno due persone rimaste schiacciate dagli alberi sradicati dalla potenza delle raffiche di vento, che sono arrivate fino a 200 chilometri all’ora, soprattutto quando l’occhio del ciclone si è avvicinato di più alla costa, a sud di Jacksonville. Più di un milione le persone rimaste senza luce, e ora si iniziano a contare i danni del primo uragano da decenni, che ha colpito direttamente quella parte del Paese. Potrebbero ammontare ad oltre 30 miliardi di dollari, anche se ancora è presto per fare stime accurate, dato che in molte delle zone già allagate sta continuando a piovere, anche in queste ore.