La lunga latitanza di Rocco Morabito, il re milanese della cocaina, si è interrotta dopo 23 anni a Montevideo, in Uruguay, in una calda notte d’inizio settembre. Le forze di polizia hanno fatto irruzione in un albergo dove si trovava insieme alla moglie, una cinquantaquattrenne angolana con passaporto portoghese. Mella vicina Punta dell’Est, dove viveva da 13 anni in una mega villa con piscina, il boss della ’ndrangheta, giudicato tra i latitanti più pericolosi al mondo, si era creato una falsa identità brasiliana e un nuovo nome: Francisco Capeletto. Proprio nel vicino Brasile si sospettava fosse fuggito, ma sei mesi fa erano partite le indagini in Uruguay, dopo che aveva iscritto una figlia a scuola, utilizzando il suo vero nome. In attesa che si completi la pratica di estradizione in Italia, Morabito sconterà tre mesi di carcere nel Paese sudamericano per detenzione di falsi documenti e usurpazione di identità. In Italia, il boss cinquantunenne deve scontare una condanna a trent’anni per associazione mafiosa e traffico di droga, arrivata dopo che agenti sotto copertura lo avevano sorpreso a pagare 13 miliardi di lire per un carico di droga di quasi una tonnellata. Originario di Africo, in provincia di Reggio Calabria, feudo della costa di “Peppe 'u Tiradrittu”, Morabito era nella lista dei primi dieci mafiosi ricercati dall’Italia. A Morabito sono stati confiscati una pistola, un coltello, due autovetture, 13 cellulari, 12 carte di credito e assegni in dollari.