Se andiamo su internet ci colleghiamo a Sky TG24 oppure a Google o al sito che abbiamo creato per la nostra piccola azienda a gestione familiare la velocità in cui si apre la pagina cercata dovrebbe essere la stessa. Questo grazie al principio della net neutrality, la neutralità della rete, secondo cui i provider di rete devono garantire un accesso libero al web per tutti alle stesse condizioni. Così negli Stati Uniti era stato regolamentato dal Presidente Obama. Decisione ora rivista e ribaltata dalla Federal Communication Commission, adesso a guida repubblicana, facendo così un assist importanti alle aziende di telecomunicazioni come AT&T e Verizon e schierandosi contro i colossi della Silicon Valley, che hanno sempre sostenuto la net neutrality anche per non vedere l’accesso ai propri contenuti e ai propri prodotti gestito, di fatto, da chi mette a disposizione la rete. Il problema maggiore si apre, però, per le piccole realtà che non potranno mai competere con Facebook o Google o le grandi multinazionali quando dovranno assicurarsi il giusto spazio sul web. Il rischio è che si potrebbe creare un internet a due velocità dove chi paga di più ha una maggiore rapidità e accessibilità garantita, rispetto alle realtà minori. Ed è proprio questa distorsione della libera concorrenza su internet che viene denunciata in queste ore da più parti e che gli Stati democratici vogliono sfidare, tanto che il procuratore di New York ha già annunciato che farà causa contro la decisione della FCC.