Nove anni fa esatti, iniziava l'aggressione russa della Crimea. Ora è tempo che l'Ucraina se la riprenda, perché la Crimea è ucraina, affermano gli Stati Uniti con forza, è stata una chiara violazione del diritto internazionale della sovranità e integrità territoriale. È il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, a sottolineare: gli Stati Uniti non riconoscono e non riconosceranno mai la presunta annessione della penisola da parte della Russia. La Crimea rimane cruciale e il presidente Zelensky è sicuro: la riprenderemo. E ne è talmente tanto certo, che dà anche una data: la prossima primavera. Quando l'esercito ucraino sarà pronto a passare alla controffensiva con un chiaro obiettivo: la liberazione di tutti i territori occupati. L'Ucraina colpirà i depositi di munizioni sul territorio russo, compresa la regione di Belgorod, dice, gli attacchi partono da lì. Propaganda sì, ma serve al popolo stremato. La primavera l'ora del riscatto, secondo il presidente ucraino, quando il tempo sarà meno rigido, l'inverno finirà e secondo gli ucraini cambierà anche il corso del conflitto. La Russia si prepara, saluta l'inverno con la consueta Festa del fuoco, enormi falò in cui si brucia tutto quello che si vuole dimenticare. Tutto quello che riguarda il 24 febbraio scorso, dice quest'uomo. E mentre in Russia si festeggia, la diplomazia è in stallo. I grandi del mondo, riuniti in India al G20 delle Finanze, non hanno portato risultati, solo la Cina e la stessa Russia si sono rifiutate di firmare una dichiarazione congiunta. Tutto continua a girare intorno a Pechino, considerata da tutti una pedina negoziale fondamentale, sebbene il piano cinese sia stato bocciato da Kiev e da Washington. Gli Stati Uniti sarebbero convinti: la Cina sta valutando l'invio di armi a Mosca. Ed è il direttore della CIA, Burns, a CBS News, a dirlo: valutazione, non decisione assodata.