Usa, la paura di un’altra bolla immobiliare

18 ott 2016
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Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia e voce della sinistra liberal americana, ripete come un mantra che occorre aumentare la tassazione sugli immobili, specie quelli sfitti, se si vuole evitare un’altra bolla immobiliare negli Stati Uniti. Il rischio di un nuovo crack del mercato del mattone è uno dei principali timori della classe media americana, ancora ferita dalla crisi del 2008 e disorientata dinanzi al vuoto programmatico dei due candidati alla Casa Bianca, Hillary Clinton e Donald Trump. A livello nazionale, i prezzi degli immobili crescono oggi a una velocità del 5 per cento su base annua, e anche con un rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, il costo dei mutui rimarrà a livelli storicamente molto bassi. “Il trimestre scorso siamo arrivati a un tasso di “home ownership” (ovvero la percentuale di case abitate dai proprietari stessi) del 62,9 per cento, che è il più basso dal 1965. Il che significa che la domanda è sostenuta dagli acquisti di immobili a scopo di investimento”. Alcuni ritengono che i sintomi siano simili a quelli del 2007-2008, quando il buco dei subprime, i muti ad alto rischio, portò allo scoppio della bolla immobiliare e all’inizio della grande crisi. A perdere furono soprattutto i piccoli proprietari che, spinti dalla paura, svendevano le loro abitazioni mentre gli speculatori acquistavano case messe all’asta anche per un solo dollaro. “La bolla immobiliare esiste e come – spiega Ken Polcari, un veterano di Wall Street –, specie in certe zone degli Stati Uniti, nelle grandi città ad esempio. A New York, Miami, Chicago, Los Angeles e Boston, i prezzi hanno preso il volo, e questo perché la domanda è sostenuta dal basso costo dei mutui. Il rischio è che si inneschino meccanismi pericolosi. Ecco perché la Fed dovrebbe intervenire tempestivamente”. Donald Trump, da parte sua, predica la deregolamentazione estrema del mercato del mattone, col rischio di creare un livello di indebitamento insostenibile per le casse federali. Alcuni temono che il mercato immobiliare americano rischi di finire in bancarotta, come gli investimenti del Tycoon ad Atlantic City. «Hillary è vista da molti, anche da una porzione di repubblicani, come la candidata che può mantenere la stabilità e continuità di un mercato che da tempo sta andando bene».

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