Usa, stop ai rifugiati: le reazioni internazionali

29 gen 2017
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Le voci di protesta contro la stretta sugli immigrati superano i confini chiusi da Donald Trump. Tra i Paesi direttamente colpiti dall’ordine esecutivo del Presidente americano c’è l’Iran, che oggi ha convocato l’Ambasciatore svizzero a Teheran e gli ha consegnato una lettera di protesta contro lo stop agli ingressi. Nella missiva si sottolinea l’approccio discriminatorio nei confronti dei cittadini iraniani, spiegando che la decisione si basa su pretesti infondati e inaccettabili. E in effetti, anche tra gli stessi repubblicani americani c’è chi prende le distanze dal provvedimento di Trump. L’influente senatore John McCain, parla di un processo confuso, che solleva molte domande, ad esempio il senso di includere l’Iraq nella lista nera, un Paese dove le forze statunitensi stanno combattendo al fianco di quelle irachene contro lo Stato islamico. Non critica, ma accoglie, il Premier canadese Justin Trudeau, che attraverso Twitter afferma la volontà del suo Paese di accogliere i rifugiati, indipendentemente dalla loro fede: “a coloro che fuggono da persecuzione, terrore e guerra il Canada vi accoglierà: la diversità è la nostra forza. Benvenuti in Canada”. Sul fronte europeo la decisione di Trump non piace neppure alla Premier britannica Teresa May, che attraverso il suo portavoce fa sapere di non condividere quel decreto esecutivo, e che qualora il bando dovesse avere un effetto negativo sui cittadini britannici, sarebbe pronta a sfidare il Governo americano. Anche la Cancelliera Angela Merkel si dice convinta che la lotta contro il terrorismo, per quanto necessaria, non possa giustificare un generale sospetto sulle persone solo in base all’origine o al credo. E così la pensa anche il Presidente francese, François Hollande, che a Trump ha ribadito l’importanza del rispetto dei valori della democrazia, in particolare, l’accoglienza dei rifugiati e le conseguenze economiche e politiche del protezionismo. Sulla stessa linea l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati, che agli USA hanno chiesto di rispettare la lunga tradizione americana, e di proteggere coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni. Ma Trump non cambia idea, e anzi, potrebbe studiare nuove misure di controllo sugli ingressi negli Stati Uniti d’America. Nel frattempo, una precisazione la fa Reince Preibus, Capo dello staff della Casa Bianca, che ha sostenuto che il bando temporaneo sull’immigrazione dai sette Paesi islamici non avrà effetti sui possessori di green card, la tessera che consente ad uno straniero di risiedere in America per un periodo di tempo illimitato.

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