L’attesa è terminata. Fra poche ore, nella mattinata americana, Donald Trump svelerà il nome del prossimo Segretario di Stato, anche se in realtà già si sa che tutti gli indizi portano verso il colosso petrolifero Exxon Mobil, conosciuto in Europa come Esso, e il suo amministratore delegato Rex Tillerson, una scelta che fa discutere a Washington sia fra i Democratici che fra i Repubblicani, non solo per il potenziale conflitto d’interessi, dato che Exxon Mobil ha un fatturato da 450 miliardi di dollari, con sedi in vari paesi controversi, ma soprattutto per i rapporti stretti fra la compagnia e la Russia. Se verrà confermato, la sua audizione al Senato si annuncia, dunque, difficile. Senza contare che tra i dossier delicati da gestire non ci sarà solo il legame con Vladimir Putin ma anche, ad esempio, il gelo con la Cina, che continua a dirsi seriamente preoccupata per le aperture di Trump a Taiwan. Ma il Tycoon non si spaventa: le sue sono e continuano a essere decisioni fuori dagli schemi consolidati e conosciuti. E questa lui la considera la sua forza più che la sua debolezza, come dimostra anche l’annuncio di ieri via Twitter sul programma dei cacciabombardieri F35, che il Presidente eletto considera troppo costoso. Una notizia che ha fatto crollare in Borsa il titolo della Lockheed Martin, l’azienda che si occupa della costruzione di questi velivoli, che hanno continuato a dare problemi e i cui costi sono lievitati negli anni, fino ad arrivare a 400 miliardi di dollari. L’Italia, fra i paesi europei coinvolti nel programma, lo sa bene: anche da noi non sono mancate polemiche e proteste per i novanta F35 che abbiamo ordinato, per un costo di 13 miliardi di euro. Tant’è che anche il titolo di Finmeccanica, coinvolto direttamente nel programma di sviluppo degli aerei, ha faticato in Borsa. Ma queste prese di posizione controtendenza continuano a essere acqua nel mulino elettorale di Trump, che consolida e allarga i suoi consensi e sa di non aver ormai molto da temere, dato che anche i tentativi di riconteggio dei voti in alcuni stati, portati avanti dai Verdi, con il sostegno dei Democratici, sono risultati con un nulla di fatto e in alcuni casi, come ad esempio nel Wisconsin, hanno anche assegnato un centinaio di voti in più proprio a Trump.