Un addio, un esordio, una strategia da concordare, nuovi orizzonti geopolitici. Già così il vertice NATO di Washington avrebbe abbastanza ingredienti per suscitare almeno un po' d'ansia, a questo però si deve aggiungere anche la grande incognita che grava sull'esito delle ultime consultazioni europee e poi il grande punto interrogativo: Joe Biden che vede nella conferenza stampa finale di giovedì una sorta di linea rossa sul suo destino da candidato. Ma andiamo con ordine c'è innanzitutto l'addio del norvegese Jens Stoltenberg, che verrà sostituito dal olandese Mark Rutte. Dopo 10 anni tumultuosi l'ex premier di Oslo torna in patria, passando le consegne al capo di governo dell' Aia c'è poi l'esordio della Svezia nell'Alleanza è l'ultimo membro della NATO e conclude così il suo percorso travagliato che ha dovuto vincere la resistenza turca. Chi invece dovrà restare ancora la porta è l'Ucraina, la sua richiesta d'ingresso incontra moltissime resistenze. In molti paesi singoli stanno siglando intese bilaterali. Il sostegno a Kiev non è in discussione però le modalità potrebbero cambiare vista l'incertezza del quadro politico europeo, perché se è vero che il neo premier britannico Chris Starmer ha già assicurato a Zelensky che la strategia britannica non cambierà. Il presidente Macron alle prese con un'alleanza tutta da trovare è nell'incertezza più assoluta. In questo contesto si dovrebbe discutere delle partnership globali con Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del sud e sul punto la Germania si è detta molto restia a irritare la Cina, il vero convitato di pietra della questione. L'incertezza più pesante però grava sugli Stati Uniti e non si discute della candidatura di Biden, anche se sarà sicuramente al centro di molte discussioni, ma del modo in cui blindare l'alleanza, se dovesse tornare alla Casa Bianca Donald Trump. Ecco perché è facile immaginare il sollievo con cui Stoltenberg passerà il testimone.