95 milioni di membri, accuratamente selezionati da 71 anni saldamente al potere, di quella che al momento della sua fondazione era una Nazione divisa e umiliata e che oggi è diventata la seconda potenza economica del mondo, in corsia di sorpasso per diventare la prima. Il Partito Comunista cinese celebra oggi il Centenario ufficiale della sua fondazione. Una data fissata a tavolino dal suo primo, grande condottiero Mao Zedong. La riunione semi clandestina, di una ventina di membri, molti dei quali poi caduti in disgrazia, risale in realtà alla fine di luglio e si svolse a bordo di un'imbarcazione, per evitare che la polizia potesse fare irruzione. Nessuno potrà mai umiliare la Cina, ha detto oggi il Presidente Xi Jinping, in Piazza Tiananmen, che per l'occasione ha rispolverato la tradizionale giacchetta Maoista. Siamo e resteremo socialisti e non accettiamo lezioni da nessuno. Un chiaro riferimento alle critiche del mondo occidentale, sul tema dei diritti umani. Che il socialismo con caratteristiche cinesi, abbia fatto risorgere pur commettendo numerosi e tragici errori la Cina, non vi è dubbio. Mai nella storia, una Nazione, un popolo, è riuscito a compiere le trasformazioni sociali ed economiche, realizzate negli ultimi 70 anni. Basti pensare a quella che Pechino, ha da tempo definito lo sradicamento della povertà, oltre metà della popolazione cinese, circa 700 milioni di persone, appartiene oramai alla cosiddetta classe media. Anche se circa un terzo, continua a vivere con un reddito di meno di 200 euro al mese. Nel frattempo ci sono oramai 5 milioni di miliardari, destinati a raddoppiare nei prossimi cinque anni, la maggior parte dei quali, anche se talvolta guardati con sospetto, sono membri del Partito. Chissà cosa ne penserebbe oggi, il Presidente Mao.