Sulle statue di Kherson torna la bandiera Ucraina ed è festa in città per l'arrivo delle truppe di Kiev. Gli ultimi 30000 russi sono usciti dalla città meridionale capoluogo dell'oblast e si sono ritirati. Una decisione confermata anche dal comando militare russo che nel consueto bollettino, ammette il trasferimento dell'ultimo contingente russo oltre la riva sinistra del fiume Dnipro. La liberazione di Kherson è cosa fatta, caroselli di auto e euforia in città per festeggiare il territorio liberato e sotto il controllo di Kiev, così come la festa arriva fino alla capitale. "Kherson è nostra", esulta il Presidente ucraino dall'altra parte del fiume sulla riva sinistra si raggruppa il contingente russo che continua a combattere e all'esultanza degli ucraini, si contrappone la voce ufficiale del Cremlino Peskov: "La regione di Kherson rimarrà parte della Russia" si affretta a dire, "Non ci saranno cambiamenti sullo status dopo l'annessione alla federazione dello scorso ottobre". Ma secca arriva la replica del Ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che rilancia: "Il ritiro russo è un'importante vittoria di Kiev su Mosca il fronte sul fiume Dnipro è stato il più duro degli ultimi mesi, con migliaia di perdite da entrambe le parti, 7 ponti in 24 ore sono stati distrutti tra questi anche il ponte di Antonovsky che collega le due sponde del fiume Dnipro, queste le immagini diffuse dai media russi che mostrano la struttura distrutta in più punti. "Il conflitto non finirà finché Putin non lascerà il Paese", dice il Presidente americano ma nella sua amministrazione non tutti sono d'accordo, secondo il New York Times, c'è un fronte che vorrebbe Kiev sulla via diplomatica per mettere fine alla guerra e un altro che invece sostiene ancora la via delle armi, perché per una tregua sarebbe ancora troppo presto e né Kiev ne Mosca, sarebbero pronte a trattare e una pausa nei combattimenti potrebbe portare soltanto vantaggi ai russi che potrebbero riorganizzarsi.























