Non c'è solo un percorso articolato che porta alla piena attuazione dell'autonomia differenziata, non c'è solo una questione politica tra maggioranza e opposizione, ma ora anche una partita tra regioni stesse. Quelle leghiste del Nord, Veneto e Lombardia, in testa cui si aggiunge seppur timidamente il Piemonte del forzista Cirio e quelle del Sud, Campania e Puglia ma anche Calabria e Basilicata, amministrate dagli azzurri e critiche fin da subito fin dal giorno stesso del via libera definitivo del Parlamento lo scorso giugno. In mezzo il percorso verso quel referendum abrogativo che il centrosinistra con tanto di coordinamento unitario vuole avviare al più presto e che passa da due opzioni, la raccolta di firme 500mila oppure la richiesta di cinque regioni Toscana, Campania ed Emilia Romagna già sono in campo, Puglia e Sardegna sono pronte. Tutte regioni rosse ma non è tutto, c'è un tema di opportunità e tempistica nelle richieste, fa notare il ministro della Protezione Civile Musumeci in un vero e proprio botta e risposta a distanza con il governatore Zaia che ha già annunciato di voler attivare le procedure per la trattativa col Governo su 9 delle 23 materie, quelle non interessate dai livelli essenziali di prestazione. Zaia da parte sua replica a Musumeci, ho chiesto semplicemente l'applicazione della legge come si fa in un Paese democratico, e così tutta la Lega. Insomma troppa fretta per il Governo o una parte di esso, di fatto l'iter resta lungo e tortuoso, dalla richiesta al Governo si passa al negoziato con una successiva approvazione del Consiglio dei Ministri che approva un'intesa preliminare per poi avviare il confronto a tre con il Parlamento che, infine, dovrà votare a maggioranza assoluta con una stima di almeno dieci mesi.