Autonomia, si compatta il fronte dei governatori contrari

21 giu 2024
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Il gruppo dei presidenti di regione contrari alla legge sull'autonomia differenziata cerca di compattarsi. Il governatore pugliese Emiliano fa sapere che gli uffici della sua regione stanno valutando ogni possibilità, compresa l'impugnazione, davanti alla corte costituzionale in via diretta, della legge Calderoli, "In questo momento l'unione fa la forza, aggiunge Emiliano, "e quindi condivideremo tutte le iniziative che proporranno le altre regioni", il riferimento è al ricorso alla consulta che sta preparando anche il governatore campano De Luca. Intanto la presidente della Sardegna, Todde, propone di creare un coordinamento con le altre regioni del sud per organizzare le azioni di contrasto alla norma e lo farà, aggiunge, coinvolgendo anche le regioni amministrate da Forza Italia. Nei giorni scorsi non sono mancate, infatti, voci di presidenti di regioni del sud, particolare Occhiuto Calabria e Bardi Basilicata, perplesse quando non del tutto contrarie alla legge. Qualche dubbio anche dal deputato forzista Mulè, "bisogna essere obiettivi, questa legge è stata impostata a tappe forzate", dice, "meritava più tempo e più risorse". Chi la difende senza alcun dubbio è invece Matteo Salvini. "Il bello dell'autonomia è che non c'è nessuno che ci perde un euro, se qualcuno non se la sente, a nord come a sud, rimane nell'assetto di oggi dipendendo dallo Stato centrale in tutto e per tutto. Fa strano che la Sinistra su questo abbia cambiato idea, perché l'autonomia è l'applicazione di quello che la Sinistra ha messo in costituzione e la Lega su questo non ha mai cambiato idea, io penso che sarà una grande opportunità". Contrarie tutte le opposizioni che puntano a raccogliere le firme per chiedere un referendum abrogativo. Le critiche sono soprattutto per la mancanza di risorse per garantire che non ci siano disuguaglianze e differenze nei servizi erogati tra nord e sud. "Persone che sono molto spaventate anche dentro i partiti di centro-destra perché sanno benissimo che quelli che faranno la devoluzione, per primi, sono naturalmente le regioni più ricche e determinando di fatto una secessione dei ricchi, noi la chiamiamo così".

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