Oggi siamo qui, invece, per rinnovare pienamente la memoria e il valore delle persone che sono morte, di quelle che sono lacerate nella carne, dei loro familiari. C'è bisogno di una parola che dia senso a tutto questo. E c'è bisogno di una parola di giustizia. 85 persone uccise, 200 ferite furono le vittime della più grave strage, in tempo di pace, mai avvenuta in Italia. Erano bambine, bambini, madri, padri, lavoratori, viaggiatori. Davanti alla lapide che reca i loro nomi s'inginocchiò San Giovanni Paolo II. Davanti a quella lapide, oggi, lo Stato rinnova il più solenne e concreto impegno per giungere ad una più completa ricostruzione dei fatti che hanno segnato una stagione di violenza cieca e distruttiva, di trame occulte e di depistaggi. Non ci può essere giustizia senza l'accertamento pieno di ogni responsabilità. E per questo il lavoro dell'autorità giudiziaria prosegue e per questo ringraziamo l'associazione che ha tenacemente voluto che questa attività proseguisse.