Con ogni probabilità era il nervo scoperto dell’Amministrazione Raggi la nomina di Renato Marra alla guida della Direzione Turismo, varata dal fratello Raffaele, l’ex potente capo del personale capitolino arrestato poco prima di Natale con l’accusa di corruzione. Una promozione, quella di Renato Marra, in netto conflitto di interessi, era stato il parere dell’ANAC di Cantone, che aveva poi spedito il fascicolo sul tavolo della Procura di Roma, aprendo la strada per la Sindaca alla probabile iscrizione sul registro degli indagati per abuso d’ufficio. E allora, alla ripresa delle attività, dopo la tregua imposta dalle festività, la Raggi gioca d’anticipo e chiede agli uffici del Campidoglio di procedere all’annullamento dell’affidamento di un incarico da mesi sotto i riflettori e nella bufera. Mosse che arrivano il giorno in cui il tribunale del riesame respinge la richiesta di scarcerazione per Raffaele Marra, arrestato il 16 dicembre scorso con l’accusa di corruzione in concorso con l’immobiliarista Sergio Scarpellini. Secondo l’accusa, i 370.000 euro che Scarpellini diede nel 2013 a Marra per l’acquisto di una casa nella zona di Prati Fiscali a Roma erano funzionali all’ottenimento di favori in Campidoglio. Quella somma di denaro invece – è la posizione della difesa – era un semplice prestito. Versione respinta dal tribunale del riesame. Per adesso l’ex potente dirigente comunale resta in carcere.