Campo progressista, Pisapia: non faremo partitino

11 mar 2017
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Non intende fare l’Ulivo bonsai, ma recuperare i valori di quell’alleanza. Giuliano Pisapia presenta il suo campo progressista e vuole una casa comune del centrosinistra, che parta dalla società civile e dall’associazionismo. L’Ulivo è partito dall’alto. Sono stati i partiti a scegliere Prodi. Noi vogliamo partite dal basso, dalla realtà che sono sul territorio, avverte l’ex sindaco di Milano, che ha scelto Roma per dare inizio al viaggio nel suo laboratorio politico che vuole fare da catalizzatore alle tante sigle randagie della sinistra, compresa quella del PD, ferita da una recente scissione e a cui chiede di mettere fine alle simpatie per il partito della nazione. Serve – incalza – una decisione definitiva. Il giorno delle primarie dobbiamo sapere se vuole costruire il nuovo centrosinistra o appoggiarsi al centrodestra e a Verdini. “Non vogliamo fare un partitino. Non vogliamo fare un nuovo partito. Non vogliamo ulteriormente frammentazioni, ma vogliamo una discontinuità di metodo e di merito”. Pisapia fa sapere di non essere in campo, ma di mettersi a disposizione per un nuovo centrosinistra plurale, perché è ora di dire basta alla suggestione dell’uomo solo al comando, quello che con la sua leadership può fare miracoli. Veniamo da oltre vent’anni di una politica fatta di personalismi, dell’idea, a sinistra come a destra, che bastasse un leader per risolvere tutti i problemi. Al battesimo di campo progressista prendono la parola dirigenti di altre forze politiche interessate al cantiere aperto da Pisapia. Anche il Governatore del Lazio del PD e sostenitore di Andrea Orlando, Nicola Zingaretti, è allergico al leaderismo. Guai a pensare – avverte – che la soluzione ci arrivi da un libro o da un leader che ci spiega tutto. Roberto Speranza, del neonato movimento Democratici e progressisti, ribadisce la rottura sentimentale tra il popolo del centrosinistra e il renzismo. “Rispondiamo noi con un sorriso. A noi interessano i problemi dell’Italia e le ragioni di fondo per cui milioni di elettori del centrosinistra non si riconoscono più nei partiti che ci sono oggi. Quindi, l’idea è costruire un nuovo movimento largo che provi a ricucire le fratture che ci sono state”. Critiche alla kermesse del Lingotto anche da un altro candidato alla segreteria, Michele Emiliano. Non ho capito quale sia la sua proposta, dice, cioè la differenza tra i fallimenti dei mille giorni di governo e quello che intende fare in futuro.

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