Le sirene e gli appelli della campagna elettorale non scuotono Palazzo Chigi, che si guarda bene dal farsi trascinare nella contesa tra i partiti in vista del 25 settembre. Il Governo c’è, lavora ed assumerà, come sempre ha fatto, tutti i provvedimenti necessari, fino all’ultimo giorno in cui sarà in carica. In primis quelli inerenti la crisi energetica a cui sono stati dedicati già più decreti. Al netto di questo ciò che non convince è la richiesta di uno scostamento di bilancio di 30 miliardi per provvedimenti non bene identificati. Per Draghi non è nella logica delle cose, esporrebbe il Paese alla speculazione e non risolverebbe il problema. Per questo si guarda alle battaglie portate avanti a Bruxelles. Per la prima volta la Germania si è detta pronta a valutare un tetto massimo al prezzo del gas. Mentre la Von der Leyen ha aperto alla revisione del meccanismo che porta alla formazione del prezzo dell'elettricità, che oggi si basa -anche per quella prodotta da fonti rinnovabili- sugli stessi parametri del gas. Per l'Italia questa sarebbe la vera svolta. Nel frattempo si aspetta di capire l'entità delle risorse per le misure tampone. Il 5 settembre si avrà il quadro delle entrate di agosto e lì si comprenderanno i margini di manovra. L'obiettivo è prorogare tutte le misure già in essere: dal taglio delle accise agli sconti IVA, sino alla riduzione degli oneri di sistema. Ma resta il punto principale: senza un'azione coordinata a livello internazionale è difficile fronteggiare una crisi di tale portata.























