La scelta è sublime. Dire a Bruno Vespa che il campo largo non esiste più moltiplica l’effetto, le sensazioni, le frustrazioni. Conte combatte per sé, poi contro Grillo, che è quasi la stessa cosa, poi per il Movimento che guida. Lo strappo è utile, difficile dire se decisivo per queste tre battaglie. Inutile e dannoso per la prospettiva di dare al paese una pur improbabile alternativa al governo attuale. E quindi utile, molto utile, all’esecutivo Meloni. Allunga la vita, come le ampolle con il liquido verde che si trovavano, almeno una volta, nei videogiochi. E restituisce al centrodestra chance di vittoria pure alle prossime elezioni regionali Liguria Umbria Emilia Romagna, dove fino a ieri il centro sembrava favorito. Il campo largo versava da tempo in condizioni di salute critiche, poteva venir meno per un sacco di ragioni alcune delle quali molto importanti. In ordine di importanza, appunto: la questione delle armi a sostegno della resistenza ucraina. La postura diversa rispetto alle elezioni americane e al conflitto in medioriente. I distinguo sui referendum. La battaglia sulla Rai, la governance, le norme. Invece no. Il campo largo chiude i battenti su Renzi, sull’alleanza con lui per le regionali comunicata, secondo quanto detto da Conte a Vespa, poco, male, forse per niente. E così mentre il mondo assiste atterrito, specie dalle nostre parti, all’attacco di Teheran a Israele, altra sublime scelta di tempo, apprendiamo dell’ultima vittoria del Matteo toscano. Perché sembra l’unico a vincere: annuncia di tornare nel centrosinistra. Il centrosinistra si sfascia. E poi magari, col tempo, si rincolla un po’ più simile a come lo vorrebbe lui. Tutto questo con una dote di consenso assai limitata. Lo aveva previsto? Si potesse, scommetteremmo di sì.