La piaga della corruzione non è ancora guarita e il PNRR non deve essere infettato. L'avvertimento arriva da Montecitorio, dove il presidente dell'ANAC, Giuseppe Busia, ha presentato la sua relazione annuale su un flagello che costa al Paese circa 7 miliardi l'anno e incide sul PIL, tra costi diretti e indiretti, sul 13% annuo. Busia punta i riflettori sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che sta percorrendo il tratto di strada più ripido. Sono molti i passi da compiere, forse i più difficili, e gli investimenti finanziati con le risorse del Piano si sono fermati a circa 25 miliardi di euro, meno del 14% dell'ammontare complessivo previsto. Per scongiurare gli appetiti della criminalità, le parole chiave sono: trasparenza e controllabilità. "Decisiva sarà pertanto la rinegoziazione con alcune misure del PNRR, necessariamente in accordo con la Commissione, e questa ipotesi era stata avanzata proprio in questa sede già due anni fa, invitando a concentrare le risorse sulle vere priorità e sugli investimenti capaci di produrre benefici di lungo periodo". Il numero uno di ANAC, sul codice degli appalti ha ammonito: sono troppe 26.500 stazioni appaltanti, serve una drastica riduzione, la deroga non sia la regola, ci sono troppe eccezioni e scorciatoie. Una bacchettata Busia la riserva al governo, che non ha accolto i suoi suggerimenti sul ponte sullo Stretto. "Purtroppo, sempre più spesso, notiamo uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi". Sul fronte europeo, il contrasto alla corruzione ha segnato un risultato importante: il 3 maggio scorso, fa sapere Busia, la Commissione Europea ha presentato una proposta di direttiva per la lotta alla corruzione, sempre più di rilevanza globale.