Vitalizio, nome diventato simbolo di privilegi ingiustificati, rendita che era concessa al termine del mandato parlamentare e che persisteva, vita natural durante. Abolito dal 2021, riguarda oltre 2.600 ex parlamentari, per un costo di 193 milioni. Da un anno è iniziato un iter di revoca per tutti quei parlamentari condannati, con sentenza passata in giudicato, a pene superiori a due anni di reclusione. Cesare Previti e Toni Negri, i nomi più conosciuti, dei sei ex deputati sopra gli ottant’anni a cui l’Ufficio di Presidenza della Camera ha revocato oggi il vitalizio. Stesso trattamento per Giuseppe Astone, Giuseppe Del Barone, Luigi Farace e Luigi Sidoti. Per intenderci, l’ex Ministro della Difesa del primo Governo Berlusconi, riceveva 4.235 euro: è il fondatore di Potere Operaio, nonché uno tra i principali leader di Autonomia operaia 2000. Il vitalizio a Palazzo Madama era stato già bloccato a otto ex senatori, condannati in via definitiva per reati gravi. Tra questi, Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale nel processo Mediaset e Marcello Dell’Utri, Vittorio Cecchi Gori, il regista Pasquale Squitieri. La Camera lo aveva bloccato anche per dieci ex deputati, tra i quali l’ex Ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo. Rimane ancora sospeso il giudizio su molti parlamentari ultraottantenni, per i quali le condanne vengono cancellate dal casellario giudiziario. Entrambi i Presidenti delle Camere assicurano che gli accertamenti andranno avanti in nome della giustizia sociale, anche se tardiva.