Non servono neanche parole dure. La determinazione di chiudere i provvedimenti e superare le divergenze, sta nella modalità che Draghi sceglie per dire che il tempo delle trattative infinite è terminato. Alle 17:00 convoca un CDM per le 18:00, un solo punto all'ordine del giorno: comunicazioni del Presidente. Tanto basta per fare allarmare tutti. Si parla di ultimatum, out-out, Draghi pronto a lasciare, nessun Ministro è informato, tutti vengono colti di sorpresa. Quando il CDM comincia, Draghi è il più rilassato, 10 minuti di riunione per dire che il DDL Concorrenza sarà chiuso entro maggio, anche con la fiducia. Nessuno fiata, l'OK è unanime. Una passeggiata per il Premier, ma che in realtà mette in mostra tutte le divisioni della Maggioranza e il fastidio di Palazzo Chigi, per un'attività di Governo che ad ogni giro rischia di impantanarsi. Ma ci sono provvedimenti su cui non ci si può fermare, perché i ritardi farebbero saltare i fondi del PNRR e perché questo Governo, come Draghi non manca mai di ripetere: è nato per fare e non per tirare a campare. L'out-out, questa volta non è quindi nelle dichiarazioni, ma nei fatti, nei tempi contingentati, dettati dal Premier e dai Partiti, messi davanti al prendere o lasciare. I retroscena registrando poi un fastidio più generale di Palazzo Chigi: nei distinguo sulle questioni internazionali, nelle frizioni sulle armi all'Ucraina, nelle litigiosità più o meno nascoste, che rallentano ogni mossa. La giornata era iniziata con l'informativa sulla guerra. Anche lì Draghi è stato netto come in Consiglio dei Ministri, l'Italia sta in Europa e con essa condivide responsabilità e impegni. Il che significa sostenere, anche con le armi, l'Ucraina fino a quando sarà necessario. Il che non significa non lavorare per un cessate Il fuoco e una soluzione diplomatica. Ma serve tempo, pazienza, per ogni cosa. Una decisione e un decisionismo, che poco dopo si sono rivisti nelle questioni di casa. Ora la palla passa ai Partiti.