Il bilancio di un anno di attività e le priorità da affrontare nell'immediato futuro: il sovraffollamento e le condizioni disumane dei detenuti nelle carceri italiane, l'intelligenza artificiale applicata al diritto, la richiesta urgente di abrogare tutte le norme che hanno portato gli avvocati fuori dai palazzi di giustizia. Insieme alla separazione delle carriere, questi sono stati i temi che hanno caratterizzato l'inaugurazione dell'anno giudiziario del Consiglio Nazionale Forense, durante la quale, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mantovano, nel suo intervento, ha fatto riferimento a tensioni tra poteri dello Stato e ad un equilibrio che a oggi appare sempre più precario. "Vi prego, non riduciamo questo scenario ad un racconto di toghe rosse in azione che forse aveva senso 30 anni fa, ma adesso appare macchiettistico. È qualcosa di più complesso e di più grave. È ormai un cronico sviamento della funzione giudiziaria, perché quest'ultima deraglia dai propri confini e decide insieme alle norme, le politiche sui temi più sensibili e chi quelle politiche deve applicare". "Sono certo che il collega Mantovano ha voluto dire che oggi, proprio nel tramonto delle ideologie, che come saprete si sono dissolte, le problematiche non sono più agganciate a una particolare dottrina politica, come poteva essere per esempio una volta il marxismo o il marcusismo, eccetera, ma ubbidiscono ad altri criteri che sono essenzialmente, oggi, purtroppo, nella degenerazione correntizia, criteri di potere". Immediata la replica dell'ANM: "Se proprio il Governo ritiene che qualcuno di noi ha esercitato un potere che non è suo", ha risposto il sindacato dei magistrati alle parole di Mantovano, "si può ricorrere alla Consulta per il conflitto di attribuzione". "Noi Avvocati siamo tutti convinti che sia necessario che si arrivi al più presto alla separazione delle carriere per fare in modo che il principio del giusto processo venga realmente attuato. Oggi nel processo non tutte le parti sono uguali". .