La Consulta ha deciso. Non si terrà, perché inammissibile, il referendum sostenuto dalla Lega per abrogare la quota proporzionale dell'attuale legge elettorale, trasformandola in una schiettamente maggioritaria. Per evitare la principale obiezione, e cioè che in caso di effettiva abrogazione restasse in piedi un sistema elettorale non subito applicabile, i promotori avevano puntato sulla legge delega per la revisione dei collegi elettorali, legata al taglio dei parlamentari, ma questo tentativo è stato giudicato dalla Corte eccessivamente manipolativo. Immediata la soddisfazione della maggioranza,arrivata in tandem con le critiche alla lega. "Quello che importa loro è accaparrarsi più poltrone possibili", attacca Di Maio, "noi invece vogliamo dare più rappresentanza" e i 5 Stelle plaudono ad una scelta che, sostengono, "fa il bene del Paese". È uno scampato pericolo per i cittadini italiani e uno scampato dispendio di energie e soldi, sempre per i cittadini italiani. "Il bluff è caduto, ora avanti con il cambiamento" commenta il segretario del PD Zingaretti e il coro dei partiti di maggioranza a favore del rilancio del proporzionale, a questo punto si leva sempre più alto. Molto dura invece la reazione della Lega, con Salvini che parla di "decisione politica da parte della Consulta". Perché non devono votare gli italiani, non dovete scegliere voi la legge elettorale, la devono scegliere il PD e i 5 Stelle chiusi nei Palazzi. È una vergogna! Questi sono ladri di democrazia! E poi rilancia annunciando una raccolta firme per l'elezione diretta del capo dello Stato. Dal resto del centrodestra arriva l'invito a presentare ora una proposta comune di riforma elettorale, che consenta a chi vince le elezioni di governare davvero. Ma la partita è aperta e ora si gioca tutto in Parlamento.