Anche ben oltre le intenzioni dei politici e dei partiti, sempre decisi a mantenere spazi di potere per quanto piccoli siano, la politica italiana, e non solo quella, ha imboccato con una certa decisione la via verso un sostanziale bipolarismo. Deve essere uno di quei movimenti ciclici, di avvicinamento o allontanamento verso qualcosa. Un’alternanza in qualche modo prevedibile, mentre meno prevedibile sembra la durata dei cicli. Senza mai essere dichiarata, e forse neanche troppo consapevole, la tendenza alla polarizzazione, e quindi all’aggregazione di famiglie politiche non proprio omogenee, ha presentato segnali chiari nelle ultime ore, in Europa e in Italia. In Europa la sostanziale riconferma della maggioranza Ursula ha convinto gli altri, comunque in evidente crescita di consensi, a costituire un fronte comune sulla base delle battaglie che tutte le destre europee condividono: la prevalenza degli Stati nazionali, il rifiuto di una legislazione europea che supplisca, fino a sostituirla, quella interna, uno scetticismo spesso vicino all’ostilità verso la transizione ecologica e, ancora, una concezione della democrazia dove l’autorità viene prima della rappresentanza. In questo terreno comune non c’è la politica estera: fatto assai rilevante in tempo di guerre e che va notato. Ha ragione chi dice che l’iniziativa di Orban, la creazione del gruppo dei patrioti, cambia solo, eventualmente, la distribuzione del potere interna alle destre. Il bipolarismo è evidente: la maggioranza che sosterrà la futura commissione, su tutti questi temi, è agli antipodi. In Italia le destre sono polo da tempo, e se ne sono ampiamente avvantaggiate nel consenso. L’opposizione ci riprova. Unità, chiedevano gli elettori a Prodi vent’anni fa. Unità, chiedono oggi in piazza gli elettori, certo più uniti dei loro rappresentanti. Insieme alla festa dei partigiani dell’ANPI, le sinistre confermano il loro minimo comun denominatore: difesa della costituzione, antifascismo, parlamentarismo. Servono a stare su un palco insieme, pur senza Renzi e Calenda, ma per governare insieme serve altro. E per convincere la maggioranza degli elettori, altro ancora. Ma il bipolarismo, quello, è tornato.