Pensateci. Ci sono un sacco di cose che non ti insegna nessuno eppure se qualcuno te le insegna non serve. Per saperle fare, bisogna farle. Non c'è alternativa. Il giornalismo, io credo, è una di queste. Arrivi, ti siedi, ti mettono a scrivere oppure ti buttano in onda o affoghi o ti salvi. Ciambelle di salvataggio arrivano raramente e solo a qualcuno con il cognome altisonante, predestinato. Così è governare. Si impara facendo oppure non si impara e in un modo o nell'altro dura poco. Allora è un bene che il mare in cui nuotare per Giorgia Meloni sia subito un oceano pieno di rischi, sempre ma soprattutto ora, come il G20. Intanto perché si mettono a confronto le proprie visioni del mondo con il mondo o almeno con una sua parte importante. Finché non fai il Capo di Stato o di Governo occasioni così non ne hai. Per un underdog, come la stessa Meloni si è definita, può essere il capitolo fondamentale, anche se dura pochi giorni, del suo personale romanzo di formazione e del romanzo di formazione di questa nuova stagione italiana che anche chi ha sperato diversa ha interesse che sia positiva. L'eroe deve trarre ulteriore saggezza dal suo viaggio e quando tornerà in Italia Meloni è attesa da un lavoro duro, in cui quel surplus servirà eccome. C'è la legge di bilancio da scrivere con la consapevolezza che potrà contenere non più di un accenno delle promesse elettorali che hanno portato il centro-destra al Governo. Ci sarà chi farà finta che si possa fare altrimenti, che si possa fare tutto e subito e che dipendesse da lui si farebbe così. Ci sarà chi vuole continuare a litigare con la Francia e che continuerà a dire che l'extra deficit non è un problema. Meloni corre il serio rischio di sembrare la donna immobile in un contesto di entusiasti movimentisti che, peraltro, escono da una sconfitta elettorale. Imparare a governare e continuare a farlo vuol dire anche sfuggire a questo rischio. La guida sarà aggiornata nelle prossime ore a presto.