Come se niente fosse, come se ancora ci fosse Silvio, le indagini, gli avvisi di garanzia e i rinvii a giudizio, la tensione tra Magistratura e Politica è sempre lì, tra una riforma accennata, le proteste delle toghe, le inchieste che qualcuno continua a chiamare a orologeria, una politica non irreprensibile. Non cambia nulla, forse con qualche sgrammaticatura in più. Le fonti di Palazzo Chigi, i senza nome che diffondono quello che inevitabilmente appare il pensiero del Presidente del Consiglio, confezionano un comunicato aspro che contiene un'interpretazione suggerita con forza. Le vicende giudiziarie legate a Santanchè e a Delmastro, sono una forma di lotta politica. La Magistratura svolge un ruolo attivo di opposizione, inaugura anzitempo la campagna per le elezioni europee. Parole forti assai, forse si avverte un pericolo, un disegno di destabilizzazione, forse si vogliono avvisare gli alleati di maggioranza. Il messaggio potrebbe essere: non siate tiepidi su Santanchè e Delmastro, la posta in gioco è alta e riguarda tutti, non solo Fratelli d'Italia. sulle inchieste politicizzate possiamo trovarci, non serve dire altro. Se non si avvertisse un pericolo importante, quelle parole sarebbero un pericolo di per sé, per vari motivi: perché tendono ulteriormente i rapporti tra Esecutivo e Magistratura proprio nel giorno in cui una riforma della giustizia, avversata dai giudici, è bollinata dalla ragioneria, e può cominciare il suo iter parlamentare. Perché, secondo motivo, le opposizioni, pressoché all'unisono, dicono ad alta voce che il Governo alimenta un conflitto tra poteri dello Stato. E perché, terzo motivo, nell'etica e nell'epica di Giorgia Meloni, che il suo elettorato ha mostrato di apprezzare molto l'etica e l'epica dell'underdog, della sfavorita, be' in questa etica fa fatica a trovar posto una difesa, costi quel che costi, di Daniela Santanchè, che con l'etica e l'epica dell'underdog, non ha, e non ha mai voluto, avere nulla a che fare.