La Guida: referendum, democrazia e voto digitale

27 set 2024
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La politica dovrebbe essere fatta di parole e fatti ovviamente interessanti, non sempre succede quando succede fa piacere fermarsi un momento a ragionare e proviamo. Nelle ultime ore si registra un'identità di visione inedita e sorprendente tra due personaggi politici sulla vicinanza dei quali, riguardo tutto il resto, nessuno scommetterebbe: Carlo Calenda e il leghista Borghi. Il tema che li avvicina fino a quasi a sovrapporli è il Referendum, in particolare il fatto che raggiungere le 500mila firme che servono per cominciare l'iter di proposta sia, con la firma digitale, diventato relativamente facile. Non solo, con la discesa in campo di influencer con milioni di follower su alcuni temi il meccanismo diventa perlopiù extra politico, qualcuno ipotizza addirittura che le adesioni siano più facili se e quando la politica si tiene a distanza. Non un argomento nuovo direte visto che il primo movimento a fare dell'antipolitica programma politico sono stati i 5 Stelle, organico a quel programma era un ricorso capillare alla democrazia diretta. Ma attenzione l'argomento di Calenda e Borghi non sembra difesa di classe, la loro contrarietà apre un altro tipo di riflessione e cioè chi non è disposto a spendere un minimo di applicazioni, intelligenza e tempo per partecipare attivamente alle scelte pubbliche merita questa partecipazione? Ancora meglio, la partecipazione di queste persone è un valore aggiunto per la società? Per quanto tutti più o meno pensino che un tasso di partecipazione elevato sia un segno di buona salute per una democrazia la risposta a questa particolare domanda non è scontata, e non vale solo per le firme e per i Referendum che sono solo il primo step verso la loro eventuale celebrazione, vale in generale per le elezioni e qui rubo le parole a Giovanni Orsina, nostro ospite a Start qualche ora fa, lo storico e politologo ragiona: "Siamo proprio sicuri che la democrazia funzioni meglio con la partecipazione di qualcuno che vota con un click ma non sarebbe disposto, per esercitare questo diritto fondamentale, a spendere mezz'ora del suo tempo per recarsi al seggio elettorale?" Il professor Orsina la definisce riflessione filosofica e ammette di non avere ancora su questo un'opinione formata, e io direi lo stesso anche se quando arriverà il voto digitale oltre che filosofica la domanda si farà molto pratica e intanto possiamo e dobbiamo riflettere.

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