Le regionali in Emilia-Romagna e Umbria dicono un po’ di cose. Tipo: il centrosinistra è competitivo e quindi può vincere se, e solo se, si presenta nella formazione pur imperfetta e incompiuta del campo largo. Poi: siamo in una fase di ritorno, ormai compiuto, al bipolarismo. E se è vero che il sistema elettorale delle regioni accentua la tendenza, è altrettanto vero che fuori dai poli restano briciole di voti. Non solo: la polarizzazione pare funzionare, con poche eccezioni, anche all’interno delle coalizioni dove Fratelli d’Italia e Partito Democratico continuano a cannibalizzare gli alleati. Se sia un’ulteriore spinta per il sistema verso un bipolarismo compiuto o, invece, possa rivelarsi un freno per la reazione dei più piccoli alle rispettive egemonie è davvero troppo presto per dirlo. La questione è di fondamentale importanza, a ben vedere, soprattutto per il centrosinistra dove il Pd di oggi è il più a sinistra di sempre, il partito di Bonelli e Fratoianni è ancora più a sinistra e forse, vedremo dopo l’assemblea rifondativa, pure i Cinquestelle saranno stabilmente in quell’area. Dare spazio al centro è un problema per il campo largo. Ma anche non darne, perché si perde. Nel centrodestra il problema è, diciamo così, in evoluzione. Il centro, in prospettiva, potrebbe essere rappresentato dall’insieme Fratelli d’Italia – Forza Italia, ammesso che il partito di Meloni esca dalla sindrome dell’underdog. E la Lega potrebbe rappresentare in Italia una destra estrema, pragmatica come da tradizione del Carroccio ma comunque minoritaria. Altra cosa che dicono le elezioni in Emilia-Romagna e Umbria: la percentuale di chi non vota è ormai stabilmente su livelli preoccupanti, cresciuta di un abbondante 10% in entrambi i territori. Cioè alle urne va la metà degli aventi diritto. Va notato che nelle cosiddette democrazie illiberali, che pare crescano a vista d’occhio, l’unica cosa che ricorda le democrazie tradizionali è che il potere passa per la vittoria alle elezioni, più o meno regolari. Ma se così pochi vanno a votare anche ciò che sopravvive del concetto di rappresentanza democratica diventa impalpabile.