La Guida: Tajani, Salvini e l'Europa che verrà

03 lug 2023
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La Francia mette barriere e filo spinato davanti ai suoi municipi e salta l'incontro tra Salvini e Le Pen, si vedono e si parlano, ma in videoconferenza. Eppure in Italia, Paese dove i sindaci tutto sommato si sentono al sicuro, si parla tanto, e a voce alta, della strategia, delle strategie, del centrodestra in vista delle prossime elezioni europee e quindi della prossima commissione, della prossima maggioranza, che governerà l'Europa. E la sensazione è che gli italiani facciano una grande fatica ad esportare il loro modello, che non regge se ognuna delle parti adotta il dimmi con chi vai e ti dirò chi sei, come metro di giudizio. Perché Tajani dice, e quindi siamo autorizzati a credere sia il pensiero di tutta Forza Italia, che concepire una futura maggioranza in Europa con Conservatori, Popolari e Lega va bene. Ma quelli con cui va la Lega in Europa, l'estrema destra di Alternativa per la Germania e il Fronte Nazionale Francese, quelli proprio no. C'è un limite allo sdoganamento delle destre anche tra gli eredi di chi, con quello sdoganamento, aveva fatto la sua fortuna politica. Il ragionamento ha un senso, le radici ideologiche della Lega, se si può usare l'espressione, hanno poco a che fare con tentazioni e nostalgie neofasciste. Però la Lega risponde a tono a Tajani. Difende la sua collocazione europea, ed attacca con lo stesso metro: con chi vai, dice chi sei. E allora, se voi popolari e conservatori vi sentite più a vostro agio con i socialisti e i liberali di Macron, che con la Le Pen e i tedeschi con cui abbiamo condiviso tante battaglie, be' fatevi una domanda e datevi una risposta. La schermaglia dialettica increspa le acque nelle ultime ore, ma sotto c'è qualcosa di più profondo e che va risolto, che riguarda idee e visioni del mondo più che strategie di conquista del potere. A meno che non ci si rassegni a pensare che la politica si occupi solo di quest'ultima. Intanto Ursula von der Leyen mantiene un atteggiamento sufficientemente aperto e sufficientemente ambiguo per non chiudere alcuna strada all'obiettivo della sua rielezione. È chiaro che le differenti strade, le differenti maggioranze, potrebbero sì consegnarci una stessa Presidente, ma indirizzi politici molto diversi.

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