Legge elettorale, nuove tensioni nella maggioranza

03 lug 2020
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Coperta una falla, se ne apre un'altra. Dalle semplificazioni alla legge elettorale, passando per le alleanze alle regionali. Che l'estate si riveli sempre più calda per la politica e i governi, appare ormai un dato di fatto. Di certo i dossier delicati, a voler trovare un eufemismo, sul tavolo dell'esecutivo sono più di uno. Quelli industriali, il piano nazionale di riforme propedeutico, almeno così avrebbe dovuto essere nelle intenzioni, alla trattativa sul recovery found, un'ampia riforma fiscale annunciata dal premier Conte, fino a quelli più divisivi. Primo fra tutti il decreto semplificazioni, che potrebbe vedere la luce all'inizio della prossima settimana. Una schiarita era arrivata dopo l'incontro tra lo stesso Conte e Zingaretti. Fare e fare in fretta, la linea comune, ma la definizione del testo ancora non si vede. C'è poi il confronto con l'Europa sul piano di aiuti che se anticipato, come vorrebbe l'Italia, potrebbe evitare una discussione deflagrante sull'utilizzo alternativo o complementare del tanto dibattuto Mes, laddove Pd e 5 Stelle restano distanti. Sulla proposta della commissione rispetto al piano Next Generation Eu è fondamentale non solo affrontare il tema dei trasferimenti, dei prestiti, della quantità di risorse che saranno a disposizione, ma è altrettanto fondamentale discutere dei tempi. Il tempo è fondamentale per l'utilità di questi fondi. Ne avremo bisogno come Mercato Unico Europeo, ne avremo bisogno il prima possibile. Un dibattito ancora eccessivamente viziato da posizioni ideologiche e preconcette. Noi, come abbiamo sempre detto, siamo per valutare pragmaticamente l'insieme degli strumenti che l'Europa ha via via messo a disposizione in questi mesi. La linea di credito speciale del Mes pandemica è completamente diversa da quello che era il Mes disegnato nel 2012 è senza condizioni, molto conveniente. Ma non è tutto. A creare nuove tensioni è il tema della riforma elettorale che torna a dividere i renziani e democratici. Pd e 5 Stelle appaiono infatti allineati nel chiedere un primo voto sulla riforma proporzionale con sbarramento al 5% in tempi stretti. Testo su cui un'intesa era stata raggiunta, ma Italia Viva con Renzi riapre i giochi, indicando il modello del Sindaco d'Italia. Immediata la reazione Dem. Questo Governo esiste anche perché c'è un accordo. Discussione già fatta e sottoscritta e patti da rispettare, l'avvertimento.

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