Dopo la tre giorni in Corea del Sud e le due giornate in Uzbekistan si è conclusa la missione diplomatica in Asia del Capo dello Stato. Nuove e più forti relazioni, con Seul prima e Tashkent poi, in una fase delicata della geopolitica internazionale. Le storiche e mai superate tensioni nella penisola coreana, con la visita più che simbolica al 38esimo parallelo, laddove Mattarella ha ricordato come in questo luogo si comprendano gli effetti di una guerra mai conclusa con un vero conseguimento di pace, con un rischio costante di nuove violenze. Un monito che vale per tutto quanto sta accadendo sullo scacchiere internazionale. Pensiero che va a Gaza e su cui il Presidente ritorna nella successiva tappa uzbeka. La deliberata violenza di Hamas, che non rappresenta il popolo palestinese, è un insulto all'umanità ma le azioni militari non possono non tenere conto dei civili Innocenti. L'unica soluzione, ricorda, era e resta quella di due popoli-due Stati. Non solo Medio Oriente però, c'è la guerra nel cuore dell'Europa cui Mattarella mai avrebbe pensato di assistere alla sua età, dice. Kiev va sostenuta senza e senza ma. La mediazione però deve proseguire, tra integrità territoriale da salvaguardare e umiliazione di Mosca da evitare. Fra Tashkent e Samarcanda la vicinanza russa si percepisce, ma si avverte con forza, al tempo stesso, la voglia di Occidente e di Italia. Sergio Mattarella lascia l'Uzbekistan e l'Asia al termine di un'intensa missione diplomatica. Un rapporto, quello con Seul e Tashkent, sempre più solido in un difficile contesto internazionale.