Mattarella scioglie le Camere, al voto il 4 marzo

28 dic 2017
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I tempi supplementari, come qualcuno avrebbe voluto per approvare lo ius soli, non ci sono stati e gli italiani andranno a votare il 4 marzo per eleggere il nuovo Parlamento secondo il timing indicato dalla Costituzione. L’epitaffio per la diciassettesima legislatura è arrivato senza imprevisti e a scriverlo, come prescrive l’articolo 88 della Carta fondamentale, è stato il Capo dello Stato. Il decreto presidenziale di scioglimento delle Camere è stato firmato da Sergio Mattarella ed è stato trasmesso in serata al Consiglio dei Ministri per la controfirma del premier Paolo Gentiloni, che ha convocato i comizi elettorali e l’apertura dei seggi per il primo fine settimana di marzo. Il 23 dello stesso mese è fissata la prima riunione del nuovo Parlamento per eleggere i rispettivi Presidenti. Tutto secondo prassi, in omaggio a quella fine ordinata della legislatura che il Presidente del Consiglio ha invocato fin da quando ha visto avvicinarsi la scadenza del suo mandato, sancita dall’approvazione della manovra economica. La giornata che ha chiuso i battenti parlamentari è stata scandita dagli incontri istituzionali al Quirinale. Prima è toccato al Capo del Governo salire al Colle per incontrare il Presidente della Repubblica; poi a fare il suo ingresso nel cortile presidenziale è stato il Presidente del Senato Pietro Grasso e a stretto giro la Presidente della Camera Laura Boldrini, per il consueto colloquio che prelude alla chiusura della legislatura. Gentiloni resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti fino a quando il nuovo Parlamento non sarà in grado di esprimere un’altra maggioranza. Ma la sua permanenza non sarà solo ordinaria amministrazione, come dimostra l’ultimo provvedimento del Consiglio dei Ministri, con l’approvazione della missione in Niger. Ora si apre una campagna elettorale dall’esito incertissimo, con cancellerie e mercati internazionali che torneranno a puntare i fari sull’Italia osservata speciale.

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