Mattarella stila identikit del suo successore: super partes

02 gen 2022
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C'è un filo che lega il Quirinale a Palazzo Chigi, e che nella partita per l'elezione del prossimo Presidente della Repubblica rischia di spezzarsi. Su quel filo vive Mario Draghi che è prigioniero di un paradosso. È il nome capace di unire quasi tutti per il Colle ma è anche quello che rischia di spaccare la maggioranza se non ci fosse più lui a guidare il Governo. La carta Mattarella, in chiave rielezione, sembra non essere più nel mazzo, ma è stato lo stesso Presidente a fare nel suo discorso di fine anno una sorta di identikit del suo successore. Il Capo dello Stato deve essere super partes, spogliarsi di ogni e precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente del bene comune. Un profilo che secondo Forza Italia risponde senza dubbio a quello di Silvio Berlusconi. Per Maria Stella Gelmini, che non vedi alternative a Draghi a Palazzo Chigi, quella del Presidente di Forza Italia è una candidatura che pacificherebbe il paese. I due corni del problema, Quirinale e Chigi, per dirla con le parole del segretario PD, Letta, vanno affrontati insieme. Il 2022 è l'anno della messa a terra del Piano Nazionale di Ripresa e Residenza. Un anno ancora di lotta ad una pandemia feroce. La scadenza della legislatura è nel 2023. Per il PD il metodo dell'unità nazionale che ha portato alla nascita del Governo Draghi è quello da seguire anche per trovare l'accordo sul Quirinale, un accordo che deve riguardare il nome per il Colle ed una legislatura a quel punto blindata. Lega e Fratelli d'Italia hanno detto espressamente no al bis dell'attuale Capo dello Stato. Salvini vuole un tavolo con tutti i leader, Giorgia Meloni vuole le elezioni anticipate. Senza Draghi a Palazzo Chigi la Lega potrebbe sfilarsi più facilmente dalla maggioranza, raggiungendo la Meloni sui banchi dell'opposizione. A quel punto Forza Italia reggerebbe in una maggioranza Ursula? Nei contatti fitti di questi giorni tra Movimento 5 Stelle e PD si fanno anche questi calcoli, considerando che in caso di elezioni anticipate ci sarebbe l'attuale legge elettorale ed un parlamento dimezzato dal referendum. Ecco, forse, la chiave per un accordo ad ampio raggio che regga fino al 2023 potrebbe essere proprio una legge elettorale nuova che dia a tutti rappresentanze nel prossimo paralmento.

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